IL NANO MALEFICO.

Il nano malefico è un personaggio raccapricciante. È una caricatura d’uomo vestita di blu con dei tacchi a spillo che tentano goffamente di mascherare la sua statura, con un sorriso a tre fila di denti come i pescecani, gli occhietti piccoli ed avidi, la pelle del viso così tirata da far temere di continuo che le sue abnormi orecchie possano schizzar via come fionde nel caso di un colpo sulla sua ampia fronte. Tuttavia, quest’essere malvagio è dotato di capacità seduttive e persuasive inspiegabili all’apparenza, probabilmente derivanti più da qualche sua oscura capacità di origine diabolica, che dalla sua eloquenza, che a me non sembra né brillante, né raffinata, né suadente. Sgranando il suo enorme sorriso si è rivolto alla scianara con un lampo di avidità negli occhi, dicendole:
“Non preoccuparti, ci penso io a risolvere la tua situazione, conosco le persone giuste”.
A quest’affermazione un cliente ha risposto, scatenando l’ilarità collettiva:
Ma che teja fa tu ka si nu cazz (Traduzione: non credo che sia nelle tue possibilità aiutare questa poverina, fanfarone).
Il nano diventando rosso di rabbia e ostentando a fatica indifferenza ha continuato rivolgendosi alla scianara:
“Sono perfettamente in grado di aiutarti, sono molto ricco e posso farti apparire in televisione, dove risolverai tutti i tuoi problemi!”
La scianara cominciava a guardarlo speranzosa, ma un altro cliente è intervenuto dicendo:
“Si tre palm, vrachetta e tutt e fai lu tust. Meglj ca t’ stai citt ca nun è cosa toja (Traduzione: Taci nanerottolo).
Ed anche qui le risate degli altri clienti.
Il nano, che già è permaloso di natura e, inoltre, è sensibilissimo alle offese circa la sua statura, è esploso dicendo: “Voi siete solo buoni a ridere, io sono stato in grado di creare dal nulla una fortuna, io sono il leader di una setta, la setta dell’ottimismo, che conquisterà il mondo, io vinco sempre, io…io…sono l’unto del Signore”.
Mentre enumerava tutti i suoi meriti ha tirato fuori un ridicolo opuscolo illustrativo in cui era ritratto in varie pose (manco fosse Anna Falchi), dove tali incredibili atti meritori erano messi per iscritto. Sembra che il nanerottolo, pur essendo rozzo ed ignorante abbia delle qualità, come la rapacità, l’opportunismo, la capacità d’improvvisazione e la faccia come il culo, e che abbia le mani in pasta in ogni luogo. Lui, ha a cuore l’interesse del prossimo ed ha dedicato la sua intera esistenza alla solidarietà. Senza chiedere in cambio nulla ha, per esempio, debellato il crimine. Ho provato a spiegarlo al rapinatore che mi puntava il coltello alla gola, l’altro giorno, ma il criminale mi ha risposto che non guarda la televisione, e che non sapeva di essere stato debellato. Mi ha promesso che si sarebbe informato, ma nel frattempo ho dovuto lasciargli il portafogli. Il nostro eroe ha anche eliminato la disoccupazione, ed al disoccupato che seduto a fianco a me protestava ha risposto:
“Stai zitto tu che non hai voglia di lavorare”.
Altro suo merito è stato la fine dell’emigrazione clandestina, e l’immigrato albanese che gli stava servendo il caffè ha commentato:
“E’ vero, lo scafista mi ha pure rilasciato la ricevuta”.
Io ho provato ad obiettare che questi non erano meriti suoi, ma che un altro mi aveva spedito un opuscolo simile al suo, in cui rivendicava come suoi tali meriti, ma il nano, ormai infervorato nell’apologia (quasi un’agiografia) di se stesso, mi ha detto che quell’altro ci mette solo la faccia, ma è lui a muovere i fili.
È andato avanti così per due ore e gli altri clienti, dopo averlo sbeffeggiato, semplicemente non lo hanno preso più in considerazione. La scianara, invece, sembrava conquistata.
Dopo quella sera non abbiamo avuto più notizie della nostra cara strega, finché un giorno, con mia gran sorpresa, l’ho riconosciuta tra gli ospiti di un talk show. Lei era di spalle e, nel classico atteggiamento da caso umano, raccontava la sua vicenda al conduttore, che pur essendo privo di otto consonati su sedici e di due vocali su cinque, era abilissimo nel fingere compassione per lei:
“Signora scianara, non si preoccupi, la aiuterò io. Lei tornerà a far paura. Ecco questo è il numero verde per chi vuole aiutare la signora…”
“Sono signorina.” Ha commesso l’imprudenza di dire la malcapitata.
“Ah, è signorina, allora cerca l’amore! Il suo problema non è fare paura, ma si sente sola. Non si preoccupi! Le troverò io il fidanzato”.
Il giorno successivo l’ho rivista in un altro talk show, e per poco non la riconoscevo, tanto l’avevano trasformata: i suoi capelli da bianchi erano biondo platino, il suo viso era così truccato da dimostrare sedici anni (e dire che se è vecchia quanto il suo borgo d’origine ha già tre millenni alle spalle), indossava una minigonna, un top e le scarpe zeppate. L’ho riconosciuta dall’accento, quando presentandosi ha detto di chiamarsi scianny. Il suo ruolo era quello di corteggiare, insieme ad altre trenta ragazze, un beota appollaiato su una specie di trono, che le maltrattava e sparava cazzate ad un ritmo snervante. Anche qui il conduttore era un uomo, anche se tutti si rivolgevano a lui chiamandolo con un nome femminile. Non ho retto a quella vista per più di trenta secondi… poi sono svenuto.
Scianny è tornata in paese recentemente, e tra le varie ragazzine che le chiedevano l’autografo, immagino ci fosse anche la dodicenne che tanto l’aveva terrorizzata con i suoi discorsi su trucchi e protesi. Il tranquillizzante mostro, che avevo imparato a conoscere attraverso i racconti dei miei nonni, ora era diventato reale, e ben più raccapricciante, nonostante due tette nuove paragonabili, come dimensioni, alla testa di Totò Schillaci.
Ho provato a chiedere agli avventori del bar delle meraviglie cosa ne pensassero di questo cambiamento.
Toni, il barista, mi ha risposto: “Si.”
Il bavone invece ha detto: “Che ci vuoi fave, ora è una stav della tv! anch’io lo savò fra poco: mi hanno chiesto di pavtecipave al gvande fvatello.”
Ero sempre più avvilito, ed ho chiesto all’ottimista cosa ne pensasse del nano malefico.
Lui mi ha risposto: “E’ un po’ malefico, ma è…”
Si è fermato sull’“è”, non è riuscito a completare la frase.

La mia cronaca per il momento si ferma qui.
Altri eventi sono successi che varrebbe la pena di raccontare, e ulteriori ne succederanno, ma non mi va di andare oltre, perché i microcosmi surreali vanno vissuti, non raccontati.
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